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184ª Divisione paracadutisti "Nembo" | |
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Soldati della 184ª Divisione a Sarnano | |
Descrizione generale | |
Attiva | 1º novembre 1942 - 24 settembre 1944 |
Nazione | Italia |
Servizio | Regio Esercito |
Tipo | Divisione Paracadutisti |
Soprannome | Nembo |
Motto | Come nembo di tempesta |
Parte di | |
1943: Comando FF.AA. della Sardegna 1944: Comando Corpo Italiano di Liberazione | |
Reparti dipendenti | |
1943: 183º Rgt. paracadutisti 184º Rgt. paracadutisti CLXXXIV Btg. mortai 184ª Cp. mortai 184ª Cp. motociclisti 284ª Cp. ciclisti 184º Rpt. carri L6/40 184º Rgt. artiglieria paracadutista 184ª Cp. genio artieri 186ª Cp. mista genio 184ª Cp. genio telegrafisti e radiotelegrafisti 184ª Cp. genio fotoelettricisti Servizi divisionali | |
Comandanti | |
Degni di nota | Ercole Ronco Giorgio Morigi |
Voci su unità militari presenti su Wikipedia |
La Divisione paracadutisti "Nembo" è stata una unità del Regio Esercito (italiano) durante la seconda guerra mondiale.
La 184ª Divisione paracadutisti "Nembo" venne ufficialmente formata il 1º novembre 1942, a partire dal 185º Reggimento fanteria paracadutisti "Folgore", (già della 185ª Divisione paracadutisti "Folgore") e da altri reggimenti addestrati presso le Scuole di Paracadutismo di Tarquinia e Viterbo ed attivati presso il Deposito Truppe Paracadutiste di Firenze, ossia il 184º Reggimento di fanteria paracadutisti (24 agosto 1942) ed il 184º Reggimento artiglieria paracadutisti (15 settembre 1942), cui successivamente si aggiunse il 183º Reggimento fanteria paracadutisti (11 gennaio 1943). Costituita in modo affrettato e con personale meno attentamente selezionato di quello della divisione "Folgore", la "Nembo" operò solo sul territorio nazionale.
Nell'aprile del 1943 il 185º Reggimento fanteria paracadutisti venne trasferito nella zona di Gorizia per contrastare le sempre più frequenti infiltrazioni di partigiani jugoslavi nel territorio friulano, operazione che li tenne impegnati fino al mese di luglio. Trasferito successivamente nelle Puglie e poi in Calabria, venne brevemente impiegato in Sicilia contro gli Alleati dal 3 al 13 agosto 1943, quando rientrò in Calabria, dove, dal 3 settembre, impegnò in combattimento (VIII battaglione) le forze britanniche e canadesi nella zona dell'Aspromonte a seguito degli sbarchi dell'operazione Baytown.
Nel frattempo (giugno 1943) il resto della divisione venne trasferito in Sardegna, venendo frammentato in Gruppi Tattici formati ciascuno da un battaglione paracadutisti rinforzato da altri elementi, con funzione di riserva antisbarco e di difesa degli aeroporti. Alle dipendenze della Divisione erano anche il Gruppo Tattico "Cadeddu" (formato dal Gruppo Squadroni "Cavalleggeri di Sardegna" su carri L6/40 ed inquadrato nel Raggruppamento Tattico "Invrea"), ed il XVIII battaglione carri M14/41 (inquadrato nel Raggruppamento di Manovra "Tantillo").
A seguito dell'armistizio dell'8 settembre 1943, con conseguente dichiarazione di non belligeranza e denuncia dell'alleanza con la Germania nazista, nella Divisione esplosero violenti contrasti tra gli elementi fedeli al giuramento al Re, che intendevano attenenersi alle direttive impartite del Regno del Sud, ed elementi che invece rifiutavano di accettare il cambio di alleanze. Tra le unità schierate in Sardegna si verificarono numerosi episodi di ammutinamento che furono sedati con difficoltà. Vennero arrestati il colonnello Pietro Tantillo, vice comandante della divisione e comandante del Raggruppamento di manovra, ed il tenente colonnello Ademaro Invrea, comandante del Raggruppamento di Marrubiu. Centinaia di altri ufficiali di soldati del X e XIII battaglione vennero arrestati ed internati nel campo di punizione di Uras ed in una caserma di Cagliari, mentre centinaia di militari della divisione vennero trasferiti in altre unità. Il comandante della divisione, il gen. Ercole Ronco, venne destituito e sostituito dal generale Giorgio Morigi, già comandante della 183ª Divisione paracadutisti "Ciclone".
L'episodio più grave fu la diserzione del XII Battaglione (maggiore Mario Rizzatti) con elementi del X Battaglione, una compagnia controcarro ed una compagnia mortai, che si unirono alla 90. Panzergrenadier-Division tedesca seguendola prima in Corsica e poi sul continente. Il tenente colonnello Alberto Bechi Luserna, capo di Stato Maggiore della Divisione, venne ucciso nel tentativo di fermare i ribelli. La divisione, ridotta a soli cinque battaglioni e profondamente scossa nel morale, non poté quindi che essere poco impiegata per contrastare le truppe tedesche presenti in Sardegna, come originariamente previsto nei piani formulati dal generale Antonio Basso. Anche tra le unità del 185º Reggimento della divisione schierato in Calabria si verificarono gravi disordini e sbandamenti, e la maggior parte del III Battaglione (capitano Sala) si unì alle forze tedesche nella zona, ripiegando verso la Campania con la 29. Panzergrenadier-Division.
Agli elementi della "Nembo" schieratisi con i tedeschi si unirono agli elementi delle 121ª e 131ª compagnie paracadutisti e della 112ª camionettisti del 10º Reggimento arditi che non avevano partecipato ai combattimenti per la difesa di Roma (come avevano fatto invece la 122ª paracadutisti e la 111ª camionettisti), gli ADRA, due compagnie del XX Battaglione della 183ª Divisione paracadutisti "Ciclone" (che pure insieme al XIX battaglione della stessa divisione aveva combattuto per tre giorni contro i tedeschi in Toscana) e la compagnia del capitano D'Abundo, formata da complementi della stessa "Nembo" provenienti dalla Scuola Paracadutisti di Viterbo. L'insieme di queste forze andò a formare il primo reparto paracadutista della Repubblica Sociale Italiana, denominato "Raggruppamento Volontari Paracadutisti Italiani", che si spiegò sulle coste laziali contro le forze anglo-americane in funzione antisbarco: raggiunto il migliaio di uomini di organico e ridenominato "Raggruppamento paracadutisti "Nembo", il reparto fu posto alle dipendenze operative della 2. Fallschirmjäger-Division del generale Ramcke., per confluire infine nei reparti paracadutisti della Aeronautica Nazionale Repubblicana della Repubblica Sociale Italiana.
Le unità della "Nembo" rimaste fedeli al Regno del Sud entrarono a fare parte dell'Esercito Cobelligerante Italiano. Tra le unità del 185º Reggimento, schierato in Calabria, la 9ª Compagnia del III Battaglione (capitano Gay) confluì in quello che venne denominato "1º Reparto Speciale Autonomo" (più tardi noto come "Squadrone "F"") mentre il resto del reggimento si riorganizzò attorno all'XI Battaglione per formare il 185º Reparto Autonomo Paracadutisti "Nembo", ordinato su:
Il reparto, rinominato a gennaio 1944 come 185º Reparto Autonomo Arditi Paracadutisti "Nembo", venne quindi incluso nel Primo Raggruppamento Motorizzato, la prima unità del Esercito co-belligerante Italiano ad entrare in combattimento contro i tedeschi, comportandosi brillantemente nei combattimenti di Monte Marrone (marzo 1944), prima di venire riassorbito dalla Divisione. Infatti nell'aprile 1944 la parte della 184ª Divisione paracadutisti "Nembo" rimasta in Sardegna (comandante gen. Giorgio Morigi e capo di S. M. ten. col. Giuseppe Izzo) rientrava sul continente, e veniva inviata in zona di operazioni sulla Linea Gustav, prendendo poi parte alle azioni di guerra a Chieti e nella zona anconetana-maceratese. Nel giugno 1944 li ritroviamo all'Abbadia di Fiastra e il 20 giugno, dopo che i partigiani del gruppo Vera liberarono San Ginesio e il CLN assunse il ruolo dell'amministrazione comunale, al Colle Ascarano la Divisione pose il campo base per gestire le operazioni di liberazione nelle città vicine, tra cui Tolentino (sera del 20 giugno), Sarnano e Macerata (21 giugno), Villa Potenza (1 luglio) e Filottrano (9 luglio), prendendo parte inoltre alle battaglia di Filottrano e di Montecarotto (luglio 1944).
Il 24 settembre 1944 la divisione venne sciolta, venne smontato il campo base di San Ginesio, e parte dei suoi elementi paracadutisti confluirono nel Reggimento paracadutisti "Nembo" e nel 184 reggimento artiglieria paracadutisti inquadrati nel Gruppo di Combattimento "Folgore"; fra essi Carlo Reddi, medaglia d'oro al valor militare.
La divisione era così strutturata: