Il problema Playmaker è uno di quelli che ha catturato l'attenzione di molti negli ultimi tempi. Con la sua rilevanza in vari ambiti, Playmaker è riuscito ad affermarsi come punto di interesse e di discussione nella società odierna. Che sia per il suo impatto sulla vita quotidiana, per la sua influenza sulla cultura popolare o per la sua importanza nello sviluppo tecnologico, Playmaker è diventato un argomento di conversazione costante. In questo articolo esploreremo diversi aspetti legati a Playmaker, dalla sua origine alle sue possibili conseguenze in futuro.
Il playmaker (lett. "creatore del gioco", talvolta abbreviato in play, in lingua inglese point guard) è uno dei cinque ruoli di gioco nella pallacanestro. Negli schemi è indicato con il numero 1.
Si tratta normalmente di una posizione interpretata dal cestista più veloce della squadra e maggiormente dotato dal punto di vista tecnico: tra le qualità principali del playmaker rientrano infatti l'abilità nel palleggio, una buona visione di gioco, la precisione nei passaggi e nel tiro a canestro. È inoltre capace di smarcare efficacemente i compagni, tra cui il centro, e servire loro assist. In fase difensiva, è invece richiesto al playmaker di contrastare gli avversari e catturare i rimbalzi.
Proprio in ragione dell'importanza che assume all'interno della squadra, viene talvolta definito «allenatore in campo» (fatto che richiama, sotto certi aspetti, quanto avviene nel calcio con il regista); non da ultimo, tale giocatore si occupa anche di chiamare gli schemi durante la partita.
Tra i maggiori interpreti del ruolo nella storia NBA si possono citare Tony Parker, Magic Johnson, Oscar Robertson, Bob Cousy, John Stockton, Isiah Thomas, Steve Nash, Jason Kidd, Chris Paul, Stephen Curry, Kyrie Irving, Russell Westbrook, Luka Dončić.